Articoli Dalla Rete 11.12.10

11 Dicembre 2010 


(AGI) - Berlino, 10 dic. - Nel giorno della consegna "in absentia" del Nobel per la pace a Liu Xiaobo, e' emerso che Israele ha impedito a Mordechai Vanunu di volare a Berlino domenica scorsa per ricevere un premio. Vanunu ha trascorso 18 anni in carcere per aver rivelato nel 1986 i segreti del programma nucleare israeliano. Rilasciato nel 2004, gli e' stato impedito di viaggiare o avere contatti con gli stranieri senza il permesso delle autorita' israeliane.
  L'ex tecnico nucleare 56enne avrebbe dovuto essere premiato a Berlino per il suo lavoro nella promozione del disarmo nucleare ma non gli e' stato consentito di lasciare Israele, ha riferito un portavoce della Lega internazionale per i diritti umani che ha cancellato la cerimonia e indetto una marcia di protesta. La medaglia che la Lega consegna ogni anno dal 1962, e' intitolata al pacifista tedeco Carl von Ossietsky, Nobel per la Pace nel 1935, morto in un campo di concentramento nazista nel 1938.
  L'anno scorso, il premio ando' al capitano della nave Cap Anamur, appartenente a un'associazione umanitaria tedesca, che fu accusato dalle autorita' italiane di aver aiutato 37 migranti africani a raggiungere le coste della Sicilia.
  Israele sarebbe l'unico Paese mediorientale dotato di armi nucleari, con circa 200 testate, ma la politica di sicurezza dello Stato ebraico impone una totale segretezza in questo campo. Israele si e' rifiutato di firmare il Trattato di non proliferazione o di permettere controlli internazionali nell'impianto di Dimona, nel sud del deserto di Negev.
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4 Novembre 2010

Dal sito Marilenagrill.org:   TERRA DI LIBERTA'

Gli atti del convegno svoltosi a Roma il 28 e il 29 novembre 2009, in memoria di Stefano Chiarini, sono ora raccolti e pubblicati a cura del "Forum Palestina" in un volume, "Palestina: una terra cancellata dalle mappe", Rinascita edizioni, Roma, che è un dovere ed un piacere leggere e far leggere.
Molti gli interventi, fra i quali spicca quello di Stefania Limiti, amica di Stefano Chiarini prematuramente scomparso, che pone l'accento sulla natura sionista dello Stato di Israele. Molte e di estremo interesse le notizie che si possono leggere in questo libro che può essere posto alla base di un dibattito il più ampio possibile sul ruolo che Israele ricopre in Medio Oriente e nel mondo. Nato dalla convergenza degli interessi anti-britannici di Stati uniti ed Unione sovietica, Israele si è sviluppato come base militare permanente nel Mediterraneo e in Medio Oriente in difesa dell'ordine imposto dal capitalismo mondiale. Non si può comprendere il rafforzamento dello Stato di Israele se si prescinde dal riconoscimento che ad esso è stato sempre sostenuto dal potere finanziario americano e mondiale che controlla il sistema bancario, l'industria bellica, quella del cinema e i mezzi di comunicazione di massa. Israele è quello che si vuole rappresentare, in maniera fraudolenta, non quello che esso in realtà è: non il rifugio di ebrei perseguitati nel mondo, ma persecutore di un popolo che è stato espropriato della propria terra, massacrato, esiliato, affamato, con il consenso esplicito delle democrazie occidentali. Il libro delinea bene i mezzi che Israele impiega per espandersi, per raggiungere il fine ultimo della creazione di una "grande Israele" da costituire a spese dei paesi arabi confinanti. Non serve, quindi, ricordare qui che è il solo Paese al mondo nel quale è ufficialmente consentita la tortura, che è autorizzato ad usare l'omicidio come mezzo per eliminare i suoi avversari anche nei territori dei paesi amici, che è una potenza nucleare che non ha mai firmato alcun trattato riservandosi il diritto di impiegare le armi nucleari a suo piacimento, quando e se necessario. Uno Stato, quello di Israele, che si pone ai margini della legalità internazionale, a volte fuori e spesso contro di essa, in nome della propria sicurezza e del proprio 'diritto' all'esistenza. Quanto sangue è stato versato e continua ad essere versato per gli interessi di Israele, lo sappiamo. E' giusto chiedersi come si potrebbe fermare questa marcia di morte che, implacabile, prosegue apparentemente inarrestabile anche al di fuori della Palestina, in Irak come in Afghanistan e, forse, in prossimo futuro, anche in Iran. Quante centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini devono morire ancora per consentire l'espansione dello Stato di Israele? E' certo, perché ce lo dicono i fatti, che Israele ha posto delle condizioni per non opporsi insieme alle organizzazioni mondiali ebraiche all'unificazione della Germania, imponendo condizioni che non vengono ancora pubblicizzate, ma che sono intuibili dallo sfruttamento mediatico della "Shoah", dall'imposizione della "Giornata della memoria" il 27 gennaio 1945, anniversario dell'ingresso delle truppe sovietiche nel campo di concentramento di Auschwitz, nell'adesione incondizionata ad ogni pretesa di Israele da parte dei Paesi dell'Unione europea. Eppure, come gli atti di convegno in memoria di Stefano Chiarini provano, Israele non rappresenta l'intero mondo ebraico e non ha, pertanto, il diritto di sfruttare a suo esclusivo vantaggio la memoria degli ebrei morti per mano tedesca nel corso della Seconda guerra mondiale. Non si potrà mai dare giustizia alla Palestina ed al suo popolo se non si comprende la necessità di contrastare con decisione tutti quegli organismi, sparsi in ogni Paese del mondo, che proteggono e difendono gli interessi di Israele, e quanti per convenienza personale e politica se ne fanno portatori anche se non fanno parte delle comunità ebraico-sioniste mondiali. Combattere il servilismo dei colitici indigeni nei confronti della causa israelo-sionista è un modo lecito e, a nostro avviso, doveroso per affiancare i palestinesi nella loro battaglia per la libertà e l'indipendenza. Non si può restare indifferenti o addirittura sostenere, come fa la sinistra italiana oggi, la nascita di un partito composto da ex "fascisti del Duemila" che hanno abbracciato senza riserve la causa israeliana e, più verosimilmente, quella del potere finanziario che la sostiene. La lotta per le Palestina passa anche per Roma. I "distinguo" sono ipocriti mezzi per giustificare l'inerzia di un mondo politico che teme la propaganda mediatica, saldamente diretta da mani sioniste. Il silenzio equivale a rendersi complici di un sistema che è, invece, onnipresente nello sfruttamento di tutto ciò che serve per mettere in cattiva luce, dinanzi all'opinione pubblica, i nemici di Israele e giustificare, di converso, i crimini da questo compiuti con frequenza quotidiana in Palestina. Alla gigantografia di Sakineh esposta dei palazzi del potere, perché donna iraniana condannata a morte per concorso nell'omicidio del marito, si sostituiscono quelle delle donne, dei bambini, degli uomini uccisi dagli israeliani senza altra colpa che quella, di essere palestinesi. Riflessioni che sorgono spontanee leggendo il libro sulla Palestina, che rappresenta uno sprone per affiancare con più forza i palestinesi nella loro battaglia, per la libertà, l'indipendenza e la vita. va almeno per evitare possano essere indotte ad emularle nello speranza di incontrare la stessa benigna sorte.
In questo modo, un poco per volta, riusciremo a ritrovare la civiltà perduta.


Vincenzo Vinciguerra, Opera 14 ottobre 2010 (DATA DI PUBBLICAZIONE)